In studio, registrare con le cuffie è diventato ormai consuetudine. Le cuffie sono utili per ridurre al minimo i rientri (in gergo “leakage” o “bleed”). Per esempio, se una cantante non indossasse le cuffie, il microfono riprenderebbe non solo il suono della sua voce, ma anche quello della base musicale riprodotta dalle casse utilizzate per il monitoring. Con le cuffie, invece, è possibile contenere il suono della base musicale e ottenere una ripresa “pulita” della voce. Spesso una quantità minima di rientri può conferire naturalezza, calore e spazialità alla musica, ma avere la possibilità di controllare il leakage è fondamentale, dal momento che, se eccessivamente presente, può compromettere la capacità di intervento sul suono in fase di editing e missaggio.
L’ascolto in cuffia, però, influisce molto sull’esecuzione di un musicista: se il volume è troppo alto, un chitarrista acustico tenderà a picchiare di più sullo strumento e viceversa; i musicisti che sono in prossimità di un amplificatore (bassisti o chitarristi elettrici) e quelli che suonano uno strumento che produce una pressione sonora considerevole (batteristi) percepiscono un mix del suono in cuffia e quello esterno che può essere affetto da cancellazioni di fase e nella pratica questo può tradursi in una diminuzione delle frequenze basse e/o comb filtering. Generalmente, i cantanti hanno difficoltà di intonazione, dato che le cuffie non permettono un ascolto naturale della loro voce. Se il volume è troppo basso, si tende ad una intonazione calante e viceversa. La soluzione più comunemente adottata è di rimuovere un padiglione della cuffia da uno dei due orecchi.
Come visto, l’ascolto in cuffia comporta vantaggi e svantaggi, ci sono situazioni, però, in cui l’utilizzo delle cuffie non è desiderabile o semplicemente possibile. Questo articolo passa in rassegna tre procedure di registrazione senza cuffie, finalizzate a ridurre i rientri al minimo.
METODO 1
Il primo metodo è quello più semplice e sfrutta le variazioni della sensibilità dei microfoni in base all’angolo di ripresa.
Si tratta di posizionare la cassa che riproduce la base musicale sulla quale sovraincidere, in modo che le onde sonore proiettate vengano dirette sul punto nullo (ovvero “sordo”) del microfono. Un microfono cardioide presenterà un punto nullo sulla sua parte posteriore (180°), pertanto le onde sonore dovranno essere proiettate sul retro del microfono, come mostrato in figura.

In caso di registrazione senza l’impiego di cuffie, è possibile minimizzare i rientri sfruttando il punto nullo dei microfoni. La figura mostra l’utilizzo di un microfono cardioide.
Un microfono supercardioide, d’altronde, presenterà un punto nullo a circa 120°, pertanto la cassa dovrà essere posizionata in modo diverso, come mostrato in figura.

In caso di registrazione senza l’impiego di cuffie, è possibile minimizzare i rientri sfruttando il punto nullo dei microfoni. La figura mostra l’utilizzo di un microfono supercardioide.
È preferibile, ma non obbligatorio, che la base musicale venga convertita in mono, prima di registrare: dato che per la sua riproduzione si utilizza una sola cassa, le tracce del mix stereo posizionate agli estremi del panorama potrebbero essere troppo enfatizzate o, addirittura, totalmente assenti. A questo scopo può essere utilizzato un plugin gratuito della Boz Digital Labs chiamato Panipulator, che va insertato sul Master Bus.

Il plugin Panipulator della Boz Digital Labs.
METODO 2
Il secondo metodo è una versione più avanzata del primo e si basa sulle cancellazioni di fase.
A differenza del primo, questo metodo implica l’utilizzo di due casse, di cui una invertita di polarità. Per fare ciò possono essere utilizzate due istanze del plugin Panipulator insertate sul Master Bus: la prima istanza convertirà il mix in mono e la seconda invertirà la polarità di uno dei due canali stereo (non importa quale). Due sono i requisiti fondamentali per la buona riuscita di questa tecnica:
Le due casse devono:
– essere equidistanti dal microfono (che dovrà essere montato su un’asta);
– riprodurre l’audio allo stesso livello.
Per accertarsi con precisione del livello di ogni singola cassa, si può utilizzare un fonometro (SPL meter). Se l’acquisto di un fonometro è proibitivo, possono essere utilizzate app per iOS e Android al costo di pochi centesimi di euro.

In caso di registrazione senza l’impiego di cuffie, è possibile minimizzare i rientri utilizzando un paio di casse, di cui una invertita di polarità.
Il fenomeno fisico sul quale si basa questo metodo è abbastanza facile da comprendere. Se si sommano le onde della figura seguente, si ottiene una linea orizzontale, vale a dire che due onde identiche (con la stessa ampiezza e la stessa frequenza), ma opposte di polarità tra di loro si cancellano, o per meglio dire, di sommano in maniera distruttiva. E’ semplice matematica: (+1) + (-1) = 0. Quello che avviene nella pratica è che mentre un’onda spingerà il diaframma del microfono in una direzione, l’altra lo tirerà nella direzione opposta, annullandone pertanto il movimento. Nel mondo reale, tuttavia, esistono delle variabili che impediscono che la cancellazione di fase si verifichi in tale misura. La variabile principale è costituita dalle riflessioni (il riverbero). La direzionalità delle onde emesse dagli altoparlanti, infatti, dipende dalla loro frequenza: le frequenze basse sono meno direzionali delle frequenze alte. A dimostrazione di quanto affermato, è sufficiente eseguire un semplicissimo esperimento: se, infatti, si ascolta della musica stando di fronte ad un altoparlante e ci si sposta, si percepisce una riduzione delle frequenze alte. Alcune onde, quindi, si rifletteranno sulle pareti della stanza e verranno rimbalzate verso il microfono che le riprenderà. Non possiamo, quindi, sperare in una cancellazione di fase totale, ma i segnali audio riprodotti dalle due casse si indeboliranno parecchio, mentre il suono dello strumento o della voce che si intende registrare rimarrà invariato.

Due onde, di cui una invertita di polarità, si cancellano tra di loro qualora vengano sommate.
METODO 3
Il terzo metodo, come il secondo, si basa sulle cancellazioni di fase, ma si utilizza in post-produzione.
In pratica, si effettueranno due registrazioni: sia quella dello strumento o della voce, sia quella della sola base musicale riprodotta dalle casse usate per il monitoring. In seguito si invertirà la polarità della seconda. Dato che nel mix di queste due tracce le informazioni sonore dei rientri si sommeranno in maniera distruttiva, si otterrà una cancellazione (o forse è meglio parlare di riduzione) del leakage. Le informazioni sullo strumento o voce registrata, invece, rimarranno invariate. Per questa tecnica non è importante che le casse siano equidistanti dal microfono e che riproducano la base musicale allo stesso livello, ma è fondamentale che le casse ed il microfono rimangano nella stessa posizione per tutto il tempo, per cui è consigliabile usare un’asta e degli stativi. Inoltre, bisogna fare attenzione a non riprendere rumori esterni: l’efficacia di questo metodo sarà maggiore in un ambiente ben isolato.
Come ottimizzare la registrazione
Com’è facile intuire, quando si registra senza cuffie la direzionalità delle casse è molto importante: un segnale più direzionale produce un minor numero di riflessioni sulle pareti della stanza e aumenta l’intensità della cancellazione.
Esistono degli accorgimenti dettati dal buon senso e dalla logica, che possono aumentare l’efficacia delle tecniche analizzate in questo articolo:
1 – Usare casse che hanno una dispersione molto ridotta (la dispersione è per le casse come il pattern polare è per i microfoni).
2 – Utilizzare, se possibile, delle casse monovia o coassiali, che emettano il suono da un unico punto.
3 – Ridurre la quantità di frequenza basse presente nel segnale emesso dagli altoparlanti, tramite un intervento di equalizzazione. Come spiegato precedentemente, le frequenze basse sono meno direzionali di quelle alte.
Un buon paio di casse che combinano le caratteristiche di questi primi tre punti sono le famose Auratone o le loro versioni moderne (le Avantone e le Behritone).
4 – Usare un microfono il cui punto nullo sia in grado di ridurre di molto i rientri. Il punto nullo di un cardioide, per esempio, è molto più “sordo” di quello di un supercardioide.
5 – Utilizzare un microfono dinamico al posto di un microfono a condensatore, quando possibile, può ridurre i rientri in maniera considerevole, data la minore sensibilità di ripresa del primo.
6 – Scegliere un ambiente non molto riverberato e/o usare dei pannelli acustici per ridurre le riflessioni.
Rimedi ai rientri in post-produzione
Nel caso in cui il livello dei rientri ottenuto sia maggiore di quanto auspicato e qualora la natura del materiale sonoro lo consenta, esistono degli interventi di restauro che possono far ottenere risultati notevoli.
La playlist che segue contiene due tracce audio. La prima è una registrazione di un coro, effettuata in una stanza molto riverberante. Per la registrazione ho scelto una coppia di microfoni a condensatore in configurazione stereo ORTF e ho collocato un monitor che riproduceva la base musicale a circa 80 cm di distanza dietro ai microfoni. La seconda traccia dimostra il risultato degli interventi di restauro, da me effettuati su tale registrazione.
L’efficacia del restauro dipende molto dalla percentuale del segnale audio desiderato rispetto a quella del segnale indesiderato e non sempre è possibile ottenere buoni risultati. Spesso è un lavoro di pazienza e di attenzione ai dettagli. Per maggiori informazioni o chiedere un consulto su un intervento di restauro, vi rimando alla pagina dei contatti di SonusFactor.